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C’era una volta l’abitudine, da parte dei candidati sindaci, di presentare un programma elettorale che illustrava i metodi per attuarlo.  A dire il vero l’obbligo formale c’è ancora, ma da qualche lustro si è privato di sostanza. Non che in passato gli elettori stessero svegli di notte per approfondire i progetti per la città, ma c’era una parvenza di rispetto nei confronti dei cittadini a cui si chiedeva la fiducia e in sede di confronto chiunque poteva opinare su questioni specifiche.

 

I programmi sono l’ultima cosa importante, ora si punta su slogan o su post per i social, come impone la comunicazione veloce. Quando e come si potranno attuare lo vedremo poi, forse  mai.   Prima ci si mette insieme, ci si annusa e poi qualcosa si sforna. L’importante è il potere. Qualche assaggio in Regione ultimamente l’abbiamo visto da ambo le parti, sulla (in)capacità di chi doveva vigilare. Ad esempio, sul vecchio ospedale la destra è divisa tra chi vorrebbe raderlo al suolo e chi invece, più nostalgico, sarebbe disposto a fare una rissa per evitare un simile sacrilegio. D’altronde tra veri camerati un confronto duro rinforza e tempra l’amicizia. Invece, sul fronte democratico, si è più cauti, decidendo di non decidere e magari un pezzo può andare giù e un altro no.

Eppure, la destra il programma dovrebbe averlo definito, ovvero completare quello che è già stato realizzato. E qui arriviamo al punto: cosa è stato realizzato? Lo scenario è sotto gli occhi di tutti. Sanità, infrastrutture, collegamenti, prospettive su quello che dovrà essere una Grande Biella o un Grande Biellese. Sul fronte dell’opposizione si fa fatica a trovare   le critiche (magari) con le proposte alternative formulate in questi anni. Definirla mite è un atto di gentilezza.

Forse rasentiamo il punto più basso che il territorio abbia mai toccato. Unire, non è mai stata la peculiarità dell’uomo bugella, ma una lacerazione ed una rassegnazione, accompagnata da una povertà di idee, come ora non la si ricorda. Davvero ci vorrebbe, e ci sono le intelligenze e tante, un po’ di buona volontà  e di spirito di servizio, non di ricerca solo di basso potere, per rilanciare questa terra che ha ancora tanto da dare e che merita davvero di più.   Si, una sorta di Salva Biella, che guardi lontano e che spieghi come arrivarci. AAA cercasi volontari, no perdi tempo.

 Vittorio Barazzotto

L’articolo 32 della nostra Costituzione riconosce la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività.

L’allarme lanciato dagli scienziati sul dissolvimento della sanità garantita per tutti mette in luce un problema che abbiamo sottovalutato per anni, dimenticandoci che i diritti vanno difesi dall’erosione della disattenzione.

Anche la nostra regione, titolare della gestione sanitaria, si sta interessando all’argomento tardivamente, a fine legislatura, forse per convenienza elettorale, certamente senza applicare alcuna terapia per migliorare un quadro clinico diventato da complesso a drammatico.

Dare gettoni di presenza ai medici e’ un palliativo che non fa altro che acuire la differenza di trattamento tra gli operatori sanitari, che, a parità di ruolo, ricevono stipendi profondamente diversi se assunti con concorso pubblico, tramite cooperative o con contratti privatistici. Siamo addirittura arrivati alle aste sui servizi al pronto soccorso e sarebbe sufficiente un confronto con il personale per comprendere il malessere che allontana sempre di più i professionisti dalle strutture statali. Perché nessuno dà loro ascolto?

La riforma deve essere radicale, scardinando la piattaforma attuale e vetusta. Si devono rivedere i contratti, assumere e creare le condizioni affinché il personale rimanga nelle strutture pubbliche.

Avere rigettato il MES e’ stato un errore imperdonabile che paghiamo e pagheremo caro, soprattutto a farne le spese saranno gli indigenti, quelli che vengono citati all’articolo 32 ora sono quasi dimenticati.

In campagna elettorale ricordiamocene, chiediamo ai candidati, comunali, regionali e europarlamentari, quale progetto abbiano in mente per la tutela della nostra salute. Per quelli in carica al nostro parlamento l’abbiamo capito.

Vittorio Barazzotto

Tra il sacro e il profano, siamo pronti a festeggiare la Pasqua. Il sacro in questa festa, che rappresenta la celebrazione più importante per i cristiani, si sta però riducendo via via a favore della festa, sempre più protagonista con le uova, le grigliate o le ferie. I valori su cui si fonda la nostra civiltà, di cui a volte ci ricordiamo solo quando sono strumentalizzati dai politici populisti, sono il collante comune che ci tiene uniti e vicini.

Non è grave di per sé perdere il legame con la tradizione cattolica, quello che preoccupa è il rischio di non identificarsi più in niente e non porsi domande sull’essenza dell’uomo. Per gli antropologi, la religione ha la funzione di dare ordine alla società, di rafforzare i legami e di incentivare la solidarietà e riesce a placare le ansie e le paure delle persone.

Se si frequentano le classi delle nostre scuole biellesi, si nota che i musulmani o gli ortodossi sono ancora molto praticanti e questo consente loro di saldare i legami di fratellanza e solidarietà, valori che i loro coetanei cattolici di nascita a volte si vergognano di dichiarare.

L’assenza di regole morali non genera libertà, ma disaggregazione sociale e al calo della partecipazione religiosa non corrisponde una maggiore consapevolezza e stabilità delle persone, anzi siamo tutti testimoni dell’aumentano progressivo del disagio e dell’aggressività.

La Pasqua deve essere lo spunto per porsi delle domande e il significato della rinascita può essere trasposto nel desiderio laico di migliorare se stessi e la società in cui viviamo.

Buona Pasqua.

Vittorio Barazzotto

Il quadro che vedremo a giugno per le elezioni amministrative di Biella inizia a delinearsi. Cambierà qualche figurante, ma la sostanza no. E’ scontata la riconferma della destra alla guida del nostro capoluogo, grazie sia al consenso elettorale nazionale sia ad un’opposizione debolissima, che non ha saputo evidenziare la drammaticità in cui il biellese è precipitato.

Nulla di nuovo, insomma, se non il riflesso su piccola scala della situazione politica nazionale, visto che la politica locale è stata investita da un’ apatia che ha toccato nell’ ultimo lustro il suo apice.

Dopo gli effetti disastrosi sulla città dei cinque anni della giunta Corradino (di cui Corradino non è il principale responsabile), la riconferma della destra sarà la prova di quanto siano state sbagliate le scelte degli altri schieramenti, chiusi nelle loro ideologie e in preda a ripicche e risentimenti in una

situazione statica da cui non riescono ad uscire. Un ballo mascherato, per alcuni divertente, ma in realtà sembra di essere sul Titanic.

Non cambia la musica per Cossato e per il biellese in generale, trascurato e abbandonato dalla Regione e dai governi locali. La sanità , l’ospedale, le autostrade , i treni , i collegamenti , le strade , i servizi, il lavoro, la sicurezza, le funivie e le funicolari, i 40 milioni fumati, la cultura, centri che si spopolano e negozi chiusi.

Potremmo proseguire a recitare il de profundis per dire che la situazione meriterebbe di essere ribaltata su tutto il fronte.

Per una volta, per dare una svolta a questa città, non solo a Biella, le opposizioni, (assenti) dovrebbero, se davvero avessero a cuore la nostra terra, trovarsi unite per sancire un accordo elettorale, attenzione non coalizione, che vada oltre agli schieramenti politici e che faccia prevalere gli interessi dei biellesi alle logiche di spartizione delle cariche a livello nazionale.

Ci manca il dinamismo, la volontà , la visione, il vero amore per il Biellese.

Nessuno degli sconfitti si lamenti però, quando ancora una volta la destra canterà vittoria e si gongolerà, le liste cosparse di vernice in color di verginità, i saltimbanchi e i partiti che pensano sia sufficiente estrarre dal cilindro un nome ad effetto per sentirsi rinnovati, abbiano il pudore di tacere. Perché saranno loro i responsabili della vittoria dei loro finti avversari. Le vittime i cittadini.

Vittorio Barazzotto

Due anni fa Giorgio Gulmini, per il suo libro “50 anni di carnevale”, mi chiese di tratteggiare il profilo della maschera del Cucu, alias Franco Caucino, anima vitale della tradizione chiavazzese. Quanto avevo scritto è oggi il modo migliore per ricordare un amico vero. Con il cuore colmo di tristezza e di dolore, ripropongo il mio contributo scritto per Franco, quando ancora ci allietava con la sua presenza leggera e simpatica. Gli sarò sempre grato, non solo per i giorni di festa, ma anche per aver accettato la proposta di candidarsi come consigliere al Comune di Biella nel 2004; venne eletto e mi accompagnò con lealtà e impegno per tutto il mio lustro da sindaco.

IL CUCU

Una padronanza totale della lingua piemontese, attraverso la quale si esprime con arguzia e sarcasmo. Dotato di una simpatia empatica e al contempo pungente quanto il suo becco uncinato e prominente , che esibisce virilmente avvitandosi nel gioco carnevalesco in una continua sorta di ambiguità e di doppi sensi provocatori. Una fusione plastica tra rappresentazione e realtà, tanto che è quasi impossibile scindere la persona dalla maschera. Il Cucu è la maschera del carnevale di Chiavazza e il carnevale di Chiavazza è il Cucu, ovvero l’amico di sempre Franco Caucino. Esprime con fierezza, e ne sintetizza con profondo e

antico orgoglio, la saggezza popolare della gente del suo quartiere. E se la vita, a volte, gli ha riservato quei momenti che ti mettono a dura prova, ha recuperato le forze soffermandosi su qualche ramo degli alberi della sua Chiavazza e poi ha ripreso il volo per spaziare ed affrontare questa nostra esistenza con la giusta ironia di sempre . Grazie Franco sei un amico e ti vogliamo bene!

Vittorio Barazzotto

Sono bastati pochi giorni di pioggia per squarciare qua e là l’asfalto delle nostre strade, su cui sono comparse buche pericolose per gli automobilisti. Sì contano danni per decine di migliaia di euro e in pericolo costante e’ la salute dei cittadini.

Le strade colabrodo non suscitano grande scalpore ormai. A chi segnala il problema, la risposta degli enti è sempre la stessa: mancanza di fondi.

Ma con questi fondi che cosa si potrebbe fare davvero? Forse, pagare un’impresa per un intervento di ripristino del manto stradale in tempi rapidi, ma si tratterebbe comunque di un’azione di reazione ad una situazione di emergenza.

Sicuramente la mancanza di risorse peggiora la situazione, però va detto che i buchi sulle strade dopo piogge di intensità normale sono provocati dalla mancanza di gestione dell’ordinario. Nessuno vigila sulla qualità e sulla tenuta dell’asfaltatura sia nelle pose sia dopo gli interventi di manutenzione, ad esempio  la fibra, il teleriscaldamento.

Non c’è nessuno responsabile, ma un gioco continuo nella Pubblica Amministrazione alla deresponsabilizzazione . Non è mai colpa di nessuno.

Non esistono più i cantonieri, che si occupavano della manutenzione del piano stradale e fare affidamento al supporto dell’ANAS per le strade provinciali,  le  si sono affidate quasi tutte, dimostra una speranza vana. Gli esempi recenti del ponte e della strada Cossato -Vallemosso sono chiari.

La presenza di personale preparato per il controllo dei lavori sul manto stradale sarebbe, tra l’altro, un utile deterrente per scoraggiare lavori malfatti e al risparmio.

Ora che il clima della campagna elettorale inizia a scaldarsi, ricordiamoci di farci sentire e di chiedere che vengano aumentati  i  controlli sul materiale e in corso d’opera per ridurre i rattoppi causati dall’emergenza continua. Sintesi: Ogni candidato dica quante risorse vuole spendere e in quanto tempo. Sarà più semplice scegliere chi votare alla fine del mandato.

Vittorio Barazzotto