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Qualche giorno fa ci ha lasciato Dino Valerio, uno dei calciatori più significativi della Biellese nonché ex dipendente comunale che conobbi ancor prima di entrare a Palazzo Oropa.
Dino si occupava degli impianti sportivi e dello stadio cittadino in particolare. Forse anche per il suo passato da calciatore, aveva una dedizione straordinaria per la struttura, che curava come se fosse stata casa sua. Il rigore con cui esigeva che gli impianti fossero sempre perfetti lo rendeva talvolta duro, ma era la dimostrazione di quanto tenesse a far bene il suo lavoro.
Via via stiamo perdendo una generazione di dipendenti che erano espressione dell’ente che rappresentavano, partendo proprio dai ruoli più semplici e fondamentali per far funzionare l’apparato e accrescere la qualità dei servizi.
Negli anni successivi abbiamo assistito ad un profondo cambiamento, che ha indebolito la cultura del lavoro, non solo nel pubblico. Oggi questo attaccamento dobbiamo studiarlo, mentre una volta si apprendeva sul campo e Dino, ma insieme a lui, altre figure che nei vari settori della pubblica amministrazione ci hanno recentemente lasciati, dovrebbero doverosamente essere ricordati. La testimonianza, il senso del dovere, considerare il proprio lavoro come servizio pubblico sono valori che oggi facciamo fatica a tramandare, eppure rappresentano gli elementi essenziali su cui si misura di livello di civiltà, a partire da una piccola comunità sino ad arrivare allo Stato nel suo insieme.
Lo ricordo negli ultimi anni quando passeggiava con il suo cane, a cui aveva costruito un carrello perchè aveva perso la mobilità delle zampe posteriori. Infatti, dietro alla professionalità si celava un animo empatico e sensibile.
Vittorio Barazzotto
- Dino Valerio, Palazzo Oropa, Senso del dovere, Stadio
Se la scuola è un indicatore dello stato di salute della nostra società, non stiamo tanto bene. A Biella la situazione delle sedi non migliora; sembrava un disagio temporaneo, invece continuiamo ad avere aule provvisorie e sedi alternative tra istituti in ristrutturazione, scuole che si abbattono e altre faraoniche in arrivo.
Se pensiamo che la popolazione scolastica è destinata ad una progressiva decrescita, il proliferare di questi cantieri diventa paradossale.
Poi abbiamo la continua incertezza dei professori precari, nominati grazie ad un sistema ad algoritmi che causano rimbalzi nelle graduatorie generando sfiducia e discontinuità didattica. Nessuno, sindacati e ministero, sa dare spiegazioni convincenti e a ciò si aggiunga il fenomeno in crescita dei titoli acquisiti a tempi di record all’estero, soprattutto in Spagna, che ha fatto retrocedere nelle graduatorie insegnanti con anni di esperienza.
E’ un sistema che non valorizza un lavoro sempre più complesso; con lo sfaldamento di molte famiglie, il patto educativo non regge più, specialmente nelle scuole professionali. così i professori sono sempre di più in prima linea, soli, nella gestione del disagio di tanti studenti.
Nell’estate si è parlato tanto di Ius Scholae e, in più, le recenti olimpiadi ci hanno mostrato il lato migliore dell’integrazione nel nostro paese. Siamo tutti consapevoli che la scuola è il più importante collante sociale, dove si forma l’identità culturale di una nazione. È la scuola che può contrastare l’emarginazione, quindi la povertà e l’illegalità. Ed è per questo che ha bisogno di sostegno, anche a livello locale.
A Biella, con il problema dello spopolamento, specialmente giovanile, questo tema dovrebbe essere centrale. Le soluzioni ci sarebbero: creare un villaggio scolastico con collegamenti funzionanti, teatro, sport e musica. Invece, quando si libera un’area non vediamo altro che proposte di nuovi insediamenti commerciali.
Eppure anche i nostri avi imprenditori (gli eredi un po’ meno) ci tenevano alla scuola e avvertivano quello spirito di appartenenza, che poi, altro non è che amore per il territorio.
Vittorio Barazzotto
- scuola, titoli acquisiti all'estero
“Pensieri e parole” per un mese prenderà un congedo da voi. Mi è stato chiesto di candidarmi alle elezioni europee, impresa affascinante e impegnativa. Ho accettato con spirito di servizio, pensando a mio padre e soprattutto al suo maestro Giuseppe Pella, che fu un europeista convinto e che avviò la nostra Costituzione, tracciando un percorso che noi oggi dobbiamo completare. Mi candido per Stati Uniti d’Europa, il cui programma è racchiuso nel nome stesso della coalizione. Siamo in un momento cruciale, tra i più delicati dal dopo guerra. Il pericolo che il sogno dell’Europa si infranga contro i colossi cinesi e russi, ci deve dare il coraggio di ritrovare la forza nella coesione tra gli stati, tracciando obiettivi comuni.
La mia sarà una goccia in mezzo al mare, ma penso di non potermi sottrarre per portare una possibilità in più al nostro territorio di essere rappresentato come merita.
Vittorio Barazzotto
- congedo, elezioni europee, Stati Uniti d'Europa
Nella 79° ricorrenza della liberazione, nel suo discorso il sindaco Corradino ha ricordato ad una platea di persone, tra cui non si sono visti gli esponenti di Fratelli d’Italia, (suoi non tanto fedeli, alleati) che non va data per scontata la libertà. Giustissimo.
L’assenza di FdI dimostra quanto questa ricorrenza non rappresenti ancora un bagaglio comune di valori entro cui tutti, invece, ci dovremmo riconoscere, come insegna ad esempio la Francia. Il valore della libertà, in un Paese sano, non può mai essere di intralcio alla possibilità di mantenere un pluralismo di opinioni e ogni schieramento politico dovrebbe fare pace con la propria storia, per poter guardare avanti.
La politica, però, fatica a volgere lo sguardo al futuro e preferisce rispolverare ideologie anacronistiche, come l’autarchia o le classi solo con italiani veri, per darsi un’identità e creare valori ormai svuotati di contenuti.
Se ci soffermassimo a leggere, sulle lapidi presenti in tanti cimiteri, chiese o piazze, i nomi dei caduti per la nostra libertà ci ricorderemmo quanto ci sia costata questa condizione, che oggi qualche politico si permette addirittura di snobbare.
Chi rivendica la libertà di non sentirsi rappresentato da questa ricorrenza per le vendette e i soprusi commessi anche dai vincitori, dimentica che la Festa della Liberazione è lo spartiacque, dal quale non si deve prescindere, tra la tirannia di una dittatura e la democrazia che ci consente oggi di negare anche le evidenze storiche.
Libertà, pace, democrazia erano i concetti che trasversalmente univano assieme liberali e comunisti, monarchici e repubblicani, cattolici e socialisti e anche noi oggi dobbiamo convergere sulla difesa di questi principi.
Se non siamo concordi su questa necessità, lasceremo spazio alla tagliola dei comodi vuoti di memoria che, silenziosamente, impoverisce i nostri diritti e ci impedisce di progredire.
Vittorio Barazzotto
- Corradino, Festa della Liberazione
Tra le cose che non sappiamo dei programmi elettorali dei partiti locali spicca la posizione sull’istanza di richiesta di costruzione di un inceneritore a Cavaglià.
Dai giornali sappiamo che è in corso l’istruttoria che deciderà se l’impianto si potrà costruire o meno e che si compatta il fronte dei NO.
Gli elementi di contrarietà riguardano, tra gli altri, anche le opere di compensazione, ovvero i benefit che il territorio potrà avere nell’ipotesi in cui l’impianto dovesse essere costruito.
Sono tanti i sindaci, tra biellese e vercellese, che hanno espresso chiaramente la loro contrarietà.
Noi cittadini, però, vorremmo sapere quale strategia sta mettendo in atto la politica: la contrarietà a prescindere, può contribuire a motivare il diniego all’autorizzazione dentro i termini di legge? Noi cittadini ovviamente non possiamo saperlo, ma i nostri politici e futuri candidati dovrebbero avere le idee più chiare e dovrebbero esporle.
Quello che non vorremmo mai è assistere alla sua costruzione, senza che la politica si sia spesa per chiedere in cambio opere di compensazione adeguate e urgenti, magari per dare la svolta al nostro territorio in termini di viabilità o collegamenti veloci.
Nel termovalorizzatore che potrebbe essere costruito, oltre ai rifiuti provenienti da chissà dove, potremmo vedere inceneriti anche le speranze per il biellese.
Vittorio Barazzotto
- contrarietà, Inceneritore a Cavaglià, speranze
C’era una volta l’abitudine, da parte dei candidati sindaci, di presentare un programma elettorale che illustrava i metodi per attuarlo. A dire il vero l’obbligo formale c’è ancora, ma da qualche lustro si è privato di sostanza. Non che in passato gli elettori stessero svegli di notte per approfondire i progetti per la città, ma c’era una parvenza di rispetto nei confronti dei cittadini a cui si chiedeva la fiducia e in sede di confronto chiunque poteva opinare su questioni specifiche.
I programmi sono l’ultima cosa importante, ora si punta su slogan o su post per i social, come impone la comunicazione veloce. Quando e come si potranno attuare lo vedremo poi, forse mai. Prima ci si mette insieme, ci si annusa e poi qualcosa si sforna. L’importante è il potere. Qualche assaggio in Regione ultimamente l’abbiamo visto da ambo le parti, sulla (in)capacità di chi doveva vigilare. Ad esempio, sul vecchio ospedale la destra è divisa tra chi vorrebbe raderlo al suolo e chi invece, più nostalgico, sarebbe disposto a fare una rissa per evitare un simile sacrilegio. D’altronde tra veri camerati un confronto duro rinforza e tempra l’amicizia. Invece, sul fronte democratico, si è più cauti, decidendo di non decidere e magari un pezzo può andare giù e un altro no.
Eppure, la destra il programma dovrebbe averlo definito, ovvero completare quello che è già stato realizzato. E qui arriviamo al punto: cosa è stato realizzato? Lo scenario è sotto gli occhi di tutti. Sanità, infrastrutture, collegamenti, prospettive su quello che dovrà essere una Grande Biella o un Grande Biellese. Sul fronte dell’opposizione si fa fatica a trovare le critiche (magari) con le proposte alternative formulate in questi anni. Definirla mite è un atto di gentilezza.
Forse rasentiamo il punto più basso che il territorio abbia mai toccato. Unire, non è mai stata la peculiarità dell’uomo bugella, ma una lacerazione ed una rassegnazione, accompagnata da una povertà di idee, come ora non la si ricorda. Davvero ci vorrebbe, e ci sono le intelligenze e tante, un po’ di buona volontà e di spirito di servizio, non di ricerca solo di basso potere, per rilanciare questa terra che ha ancora tanto da dare e che merita davvero di più. Si, una sorta di Salva Biella, che guardi lontano e che spieghi come arrivarci. AAA cercasi volontari, no perdi tempo.
Vittorio Barazzotto
- programma elettorale