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Si torna a parlare della diga sulla Valsessera, dopo che il Consorzio di Bonifica della Baraggia ha richiesto una proroga al progetto per la sua realizzazione, basato su una Valutazione d’Impatto Ambientale datata, risalente a più di 10 anni fa, che non rappresenta più le condizioni ambientali e climatiche attuali. La contrarietà alla diga non è una posizione di principio, ma si fonda su ragioni oggettive. In quella zona una diga già c’è e la sua manutenzione costa; i flussi idrici del Sessera sono calati negli ultimi anni e il nuovo invaso dovrebbe servire prioritariamente l’agricoltura, in particolare le risaie, così fortemente assettate d’acqua da farci chiedere quanto potranno essere sostenibili nel prossimo futuro e non possiamo dirci che sarà una diga a contrastare il cambiamento climatico. Spendere quasi 500 milioni per l’opera, di cui 40 solo per il progetto, nel contesto attuale è una follia. Servirebbero meno soldi per manutenere le reti degli acquedotti, per evitare le tante dispersioni d’acqua (di cui non si riescono ad avere dati precisi, chi sa perchè?) e per pulire gli invasi presenti. L’acqua è il bene più prezioso che abbiamo e dobbiamo preservarla, non sprecarla. Anche lo spettacolo politico al quale stiamo assistendo per la gestione delle acque a livello interprovinciale, da parte dei comuni e delle province, dimostra una rincorsa a gestire il potere, sfruttando il nostro oro blu e a questo punto è legittimo supporre che attorno a questa querelle aleggiano interessi economici e privati, a discapito di quelli pubblici, che dovrebbero rappresentare una priorità assoluta.

Vittorio Barazzotto

Non c’è centro storico o non storico , che se ben organizzato non possa reggere una concorrenza dei centri commerciali. Noi abbiamo anche  un gioiello  al Piazzo, ma  non solo. E’ il momento di stringersi a corte nel senso di unire le capacità artigianali e artistiche e di rendere viva questa città. Abbiamo dei florovivaisti nel biellese da far invidia a chiunque.  Una città arricchita di fiori, di luci, di suoni e di colori. Abbiamo associazioni, artisti e talenti in loco che possono suonare, recitare, mostrare le loro opere nel corso dei dodici mesi.  Ben vengano gli appuntamenti annuali e le mostre esterne,  ma ci vuole una continuità che dia luce alle capacità domestiche, valorizzando le nostre ricchezze che manco conosciamo, generando che quel sano senso di appartenenza che stiamo perdendo, per non scadere nel bieco provincialismo. Il resto va da sé , locali e attività commerciali saranno incentivati ad aprire .  Non conosco un altro modo per reagire a questa eutanasia, dovuta sicuramente anche allo spopolamento abbinato alla mancanza dei trasporti e collegamenti, ma intanto reagiamo e non subiamo per darcela alla tafazzi. Occorre un grande sforzo di coordinamento e se permettete anche di stile, per capirci niente a che vedere col mordi e fuggi del mercato europeo o di adagiarsi all’artista di grido, ma ritroviamo un po’   di orgoglio per vivere e rilanciare   questa terra che lo  merita anche  per dovere per chi in  passato qualcosa ci ha lasciato.

Vittorio Barazzotto

Il calendario degli eventi per la ricorrenza di oggi, 8 marzo, è abbastanza ricco nella nostra provincia nel fine settimana. A Benna, Candelo, Cossato, Biella sono organizzati spettacoli, riflessioni, letture di testi, tutti declinati al femminile; non mancano i salotti culturali né qualche excursus storico sul riconoscimento pionieristico dei diritti delle operaie delle aziende tessili nel ‘900. Tutto grazie all’impegno della Provincia, con la sua consigliera di parità, che ha programmato questa ampia serie di iniziative. Quello che continua a mancare nelle celebrazioni dell’8 marzo è il ruolo di noi uomini, che quasi sempre ci riteniamo assolti e solidali acquistando un mazzo di mimose,  nulla di più. Dobbiamo invece sforzarci, confrontarci tra di noi per riflettere sui motivi che spingono molti di noi ancora a sfruttare, sottovalutare o maltrattare le donne. Le statistiche riguardo i femminicidi e le violenze  continuano ad essere drammatiche. Quando l’8 marzo sarà una festa organizzata dagli uomini per celebrare le donne,  finalmente avremo raggiunto lo stato di parità e questa ricorrenza non servirà più!

Vittorio Barazzotto

Sergio Mattarella in settimana, durante la cerimonia di consegna delle onorificenze ‘Al merito della Repubblica italiana’ a cittadini che si sono distinti per eroismo e impegno civile, ha decifrato in modo perfetto il senso della vita e della comunità. Ha parlato di solidarietà e delle azioni che rendono la società più accogliente, come negazione della solitudine, che rappresenta un pericolo insidioso causato dall’invasione di immagini, flussi informativi e relazioni apparenti. Queste parole sono un patrimonio comune; anche a Biella, notoriamente territorio poco propenso alla socializzazione, avvertiamo un crescente isolamento, incoraggiato dall’utilizzo continuo dei social e non solo tra i giovani. Gli effetti sono visibili nel calo della frequentazione dei locali e dell’incremento delle serate trascorse a casa; le cene fuori sono spesso sostituite da quelle portate a domicilio, poco importa se da persone sotto pagate e in condizioni igieniche e di sicurezza precarie. Il confronto ci spaventa, è un territorio pieno di incognite e meglio è stare da soli, anche quando siamo in luoghi affollati.

Troviamo un senso alla vita nella partecipazione e il nostro Presidente ha onorato l’impegno di chi si dedica agli altri, andando contro alla lusinga di una solitudine, che magari ci sembra comoda e sicura, invece ci spegne piano piano. La solidarietà è ossigeno per la società contro la solitudine.

Vittorio Barazzotto

Aurelio Giampaoli è stato un vigilie del fuoco che, durante gli anni del servizio militare, morì a soli 21 anni, più di 50 anni fa, durante un’operazione di spegnimento di un incendio a Lessona. E’ stato ricordato martedì durante la cerimonia con cui gli hanno intitolato la caserma di Biella e la scelta della comandante ha consentito a molti di noi di conoscere il sacrificio di un ragazzo che non tornò più a casa a riabbracciare la figlia. La trama su cui si costruisce una comunità è la sua storia e il saper mantenere la memoria delle persone che l’hanno costruita è un dovere civile delle istituzioni. Nel Museo del Territorio esiste una sezione che racconta i personaggi illustri locali, molti di questi li conosciamo solo per le vie o per le piazze, nulla di più. E’ necessario continuare ad alimentare la nostra memoria e questo giornale fa la sua parte con la rubrica del mercoledì “Lei non sa chi sono io” curata da Edoardo Tagliani, che racconta storie che abbiamo scordato, talvolta che non abbiamo mai nemmeno conosciuto, di persone che hanno lasciato un’impronta del loro passaggio. Non si tratta di ricordare sempre e solo personaggi che sono immortalati nei libri di storia, ma anche di onorare persone a cui dobbiamo gratitudine perché hanno fatto bene il loro lavoro. Vorrei che la prossima cerimonia di intitolazione fosse dedicata a Sante Geromel, che evitò molte vittime dalla caduta del ponte della tangenziale nel 1993. Un eroe!

Vittorio Barazzotto

Questa settimana sono due gli eventi che ci hanno aiutato a migliorare un po’ il nostro umore. San Valentino, che i più cinici associano solo ad una festa commerciale, porta con sè un significato che rimane immutato nel tempo, quello della celebrazione dell’amore, che ognuno si sente libero di dimostrare senza imbarazzo, come succede anche ai miei allievi più esuberanti, che si inteneriscono con cioccolatini, peluche o fiori. L’altro evento è il festival di Sanremo, che è l’ultimo grande spettacolo televisivo ìn chiaro seguito da milioni di persone di tutte le età e come tale diventa un tema di discussione e di confronto. L’offerta di intrattenimento è così ampia, da rendere sempre più difficile condividere gli stessi interessi e questa possibilità quasi infinita di scelta ci sembra una libertà, invece ci trasforma sempre di più in persone isolate e tristi. Anche nel Biellese, il festival unisce le persone, nelle famiglie o in casa con amici. Al circolo dell’oratorio di Valdengo, ad esempio, ogni anno le serate del festival sono un’occasione di incontro per seguire lo spettacolo, tra le sale adornate con fiori per riprodurre il clima del teatro Ariston. E se questo vi fa sorridere, vuol dire che il festival di Sanremo è riuscito anche questa volta a portarci un po’ di leggerezza e ha creato uno spazio comune di incontro e di confronto, senza prenderci troppo sul serio.

Vittorio Barazzotto