Scuola inizio in salita

Se la scuola è un indicatore dello stato di salute della nostra società, non stiamo tanto bene. A Biella la situazione delle sedi non migliora; sembrava un disagio temporaneo, invece continuiamo ad avere aule provvisorie e sedi alternative tra istituti in ristrutturazione, scuole che si abbattono e altre faraoniche in arrivo.

Se pensiamo che la popolazione scolastica è destinata ad una progressiva decrescita, il proliferare di questi cantieri diventa paradossale.

Poi abbiamo la continua incertezza dei professori precari, nominati grazie ad un sistema ad algoritmi che causano rimbalzi nelle graduatorie generando sfiducia e discontinuità didattica. Nessuno, sindacati e ministero, sa dare spiegazioni convincenti e a ciò si aggiunga il fenomeno in crescita dei titoli acquisiti a tempi di record all’estero, soprattutto in Spagna, che ha fatto retrocedere nelle graduatorie insegnanti con anni di esperienza.

E’ un sistema che non valorizza un lavoro sempre più complesso; con lo sfaldamento di molte famiglie, il patto educativo non regge più, specialmente nelle scuole professionali. così i professori sono sempre di più in prima linea, soli, nella gestione del disagio di tanti studenti.

Nell’estate si è parlato tanto di Ius Scholae e, in più, le recenti olimpiadi ci hanno mostrato il lato migliore dell’integrazione nel nostro paese. Siamo tutti consapevoli che la scuola è il più importante collante sociale, dove si forma l’identità culturale di una nazione. È la scuola che può contrastare l’emarginazione, quindi la povertà e l’illegalità. Ed è per questo che ha bisogno di sostegno, anche a livello locale.

A Biella, con il problema dello spopolamento, specialmente giovanile, questo tema dovrebbe essere centrale. Le soluzioni ci sarebbero: creare un villaggio scolastico con collegamenti funzionanti, teatro, sport e musica. Invece, quando si libera un’area non vediamo altro che proposte di nuovi insediamenti commerciali.

Eppure anche i nostri avi imprenditori (gli eredi un po’ meno) ci tenevano alla scuola e avvertivano quello spirito di appartenenza, che poi, altro non è che amore per il territorio.

Vittorio Barazzotto