25 Aprile

Nella 79° ricorrenza della liberazione, nel suo discorso il sindaco Corradino ha ricordato ad una platea di persone, tra cui non si sono visti gli esponenti di Fratelli d’Italia, (suoi non tanto fedeli,  alleati) che non va data per scontata la libertà. Giustissimo.

L’assenza di FdI dimostra quanto questa ricorrenza non rappresenti ancora un bagaglio comune di valori entro cui tutti, invece, ci dovremmo riconoscere, come insegna ad esempio la Francia. Il valore della libertà, in un Paese sano, non può mai essere di intralcio alla possibilità di mantenere un pluralismo di opinioni e ogni schieramento politico dovrebbe fare pace con la propria storia, per poter guardare avanti.

La politica, però, fatica a volgere lo sguardo al futuro e preferisce rispolverare ideologie anacronistiche, come l’autarchia o le classi solo con italiani veri, per darsi un’identità e creare valori ormai svuotati di contenuti.

Se ci soffermassimo a leggere, sulle lapidi presenti in tanti cimiteri, chiese o piazze, i nomi dei caduti per la nostra libertà ci ricorderemmo quanto ci sia costata questa condizione, che oggi qualche politico si permette addirittura di snobbare.

Chi rivendica la libertà di non sentirsi rappresentato da questa ricorrenza per le vendette e i soprusi commessi anche dai vincitori, dimentica che la Festa della Liberazione è lo spartiacque, dal quale non si deve prescindere, tra la tirannia di una dittatura e la democrazia che ci consente oggi di negare anche le evidenze storiche.

Libertà, pace, democrazia erano i concetti che trasversalmente univano assieme liberali e comunisti, monarchici e repubblicani, cattolici e socialisti e anche noi oggi dobbiamo convergere sulla difesa di questi principi.

Se non siamo concordi su questa necessità, lasceremo spazio alla tagliola dei comodi vuoti di memoria che, silenziosamente, impoverisce i nostri diritti e ci impedisce di progredire.

Vittorio Barazzotto