Sanità da codice rosso

L’articolo 32 della nostra Costituzione riconosce la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività.

L’allarme lanciato dagli scienziati sul dissolvimento della sanità garantita per tutti mette in luce un problema che abbiamo sottovalutato per anni, dimenticandoci che i diritti vanno difesi dall’erosione della disattenzione.

Anche la nostra regione, titolare della gestione sanitaria, si sta interessando all’argomento tardivamente, a fine legislatura, forse per convenienza elettorale, certamente senza applicare alcuna terapia per migliorare un quadro clinico diventato da complesso a drammatico.

Dare gettoni di presenza ai medici e’ un palliativo che non fa altro che acuire la differenza di trattamento tra gli operatori sanitari, che, a parità di ruolo, ricevono stipendi profondamente diversi se assunti con concorso pubblico, tramite cooperative o con contratti privatistici. Siamo addirittura arrivati alle aste sui servizi al pronto soccorso e sarebbe sufficiente un confronto con il personale per comprendere il malessere che allontana sempre di più i professionisti dalle strutture statali. Perché nessuno dà loro ascolto?

La riforma deve essere radicale, scardinando la piattaforma attuale e vetusta. Si devono rivedere i contratti, assumere e creare le condizioni affinché il personale rimanga nelle strutture pubbliche.

Avere rigettato il MES e’ stato un errore imperdonabile che paghiamo e pagheremo caro, soprattutto a farne le spese saranno gli indigenti, quelli che vengono citati all’articolo 32 ora sono quasi dimenticati.

In campagna elettorale ricordiamocene, chiediamo ai candidati, comunali, regionali e europarlamentari, quale progetto abbiano in mente per la tutela della nostra salute. Per quelli in carica al nostro parlamento l’abbiamo capito.

Vittorio Barazzotto