Il bilancio di fine anno per il Biellese mette in luce alcune certezze. La prima è l’industria tessile che, nonostante il pesante ridimensionamento rispetto al passato, garantisce l’unicità del nostro distretto a livello nazionale e non solo. L’altro punto di forza sono le aziende agroalimentari, cresciute nel mercato per la qualità dei loro prodotti. Siamo inoltre ancora una delle province più ricche d’Italia.
Le ombre che ci avvolgono arrivano, invece, prevalentemente dal fronte politico, debole e slegato dalle esigenze presenti e future del territorio. La chiusura estiva del ponte della tangenziale per lavori che avrebbero potuto realizzarsi in pochi giorni, lo spreco di denaro e il disagio inutile dato ai cittadini non hanno sollevato un coro di proteste da parte dei nostri politici. Si osserva uno stato di abbandono sulle sorti dell’ospedale, che rimane un grande progetto incompiuto e che regge grazie ai lavoratori che lo fanno funzionare. Nessun passo in avanti anche sui trasporti, con i treni sempre più inservibili per i pendolari e la mancanza di pressing sulla realizzazione dei collegamenti autostradali.
Il simbolo del declino politico biellese è Oropa, icona del turismo locale e della nostra identità, a cui non spetteranno i finanziamenti invece concessi ad altri territori montani piemontesi e che avrebbero dato impulso per la riapertura delle funivie. Sono trascorsi solo 6 anni dal 23 dicembre 2017, quando il popolo in festa si recò a Oropa per celebrare una ripresa, con la riapertura della cabinovia del Camino, che si dimostrò invece un punto di caduta verso il baratro. Resta la triste consolazione del grido di allarme lanciato dal sindaco Corradino, che tuttavia rimane inascoltato e sempre più isolato dai suoi alleati, che hanno smesso di fare politica da un pezzo, intendendo quella che sa mordere e non quella che sa solo garantire se stessa.
Continuiamo a perdere opportunità, pensiamo alla mancata presentazione di progetti europei un paio di anni fa, e non siamo riusciti a fare un salto di qualità verso una visibilità che ci avrebbe dato ossigeno. Una nostra collaboratrice nelle settimane scorse, in una serie di interviste fatte in Piazza Duomo a Milano, ha appurato che quasi nessuno conosce Biella e questa è la dimostrazione che la “città creativa” è rimasta solo un logo, illusorio, ma molto costoso, che non ha superato i confini della provincia.
Vittorio Barazzotto