Buone notizie per sorridere e sperare ancora

Molti lettori chiedono di dare maggior risalto sui giornali alle buone notizie. Anche se ritengo di non essermi mai sottratto in questo spazio del sabato. Il punto è che si stenta a veicolare le buone notizie, esattamente come accade quando si parla tra amici e si è molto più prodighi a raccontare il male e non il bene. Su tale aspetto, il giornale britannico “The Guardian”, circa 5 anni fa, ha avviato un esperimento sociale, basato sulla reazione dei lettori alla pubblicazione di buone notizie provenienti da tutto il mondo. I risultati sono stati incoraggianti, tanto da indurre la direzione a dedicare in modo permanente una sezione alle notizie positive. Le buone notizie generalmente vengono lette fino alla fine, rasserenano gli animi e danno un impulso positivo al mondo della comunicazione. Le notizie negative spesso sono però più attrattive e contribuiscono a ingenerare ansia e paura che si sfogano nei commenti che si leggono sui social, in cui le persone cercano una conferma alle proprie convinzioni (fragili) ed inveiscono contro quelli che hanno un punto di vista differente. Le tragedie, le violenze, le ingiustizie, le inefficienze sono una parte del mondo che deve essere giustamente raccontata; la famosa legge delle tre S: Sesso, Sangue, Soldi veniva insegnata nelle scuole del giornalismo e nelle redazioni ai giovani cronisti. Oggi basta dare un’occhiata in tv per accorgersi di quanto questa “legge” venga ampiamente applicata. Tuttavia, ne esiste un’altra costruita sulla solidarietà, sulle competenze, sull’impegno, sulla passione e che non gode dello stesso risalto. Al biellese, affetto dalla sindrome di Tafazzi, un giornale che dedichi uno spazio alle buone notizie regalerebbe una speranza, il desiderio di essere gentili e la capacità di sorridere che sembra ormai sempre più rara tra i nostri concittadini. Quindi non esitate a mandarci delle buone novelle: scopriremo una provincia migliore di quella che invece qualcuno immagina.

Vittorio Barazzotto